Nella vita quotidiana mi sento
frustrato.Mi chiedo chi sono veramente e che senso ha quello che faccio.
So ormai bene di che si tratta.Ho fatto esperienze.
Ho una certa saggezza, data inevitabilmente dall’età.
Per cui sono consapevole della mia crescita personale, sono abbastanza
soddisfatto della mia storia, riesco sufficientemente a volermi bene e ad amare
le cose e le persone che mi circondano.
E allora, di cosa si tratta?
Non vivo secondo natura.
- Soffro
i ritmi elevati.
- Soffro
il dover sempre tener tutto sotto controllo.
- Soffro
la mancanza di convivialità.
- Soffro
il vivere in città, col suo smog e i suoi rumori.
- Soffro
nell’usare per forza le macchine intelligenti.
- Soffro la sedentarietà, la costrizione del mio corpo troppo seduto.
- Soffro
l’allontanamento progressivo dal mio istinto animale.
- Soffro
il non sentirmi tutt’uno col vento, mentore di spiritualità.
- Soffro
nel vedere depredare e distruggere Madre Terra.
- Soffro
nel percepire in me e attorno a me il disfacimento del sentimento primario
dell’essere umani, l’empatia.
- Soffro della difficoltà di condividere coi miei simili questi malesseri.
Queste sofferenze sono alla base della mia ribellione.
Sì, perché non mi rassegno.Lotto, quando come e dove posso.
Il cammino è la condizione umana.
Mi ritrovo in sintonia col movimento naturale del cosmo. I
Intanto, non mi piango addosso.
Ho imparato, appena posso, sempre più spesso, a lasciare l’inutile tran tran.
Mi rimetto in cammino.
Voglio assaporare la vita.
Non voglio avere il rimpianto di non averla pienamente vissuta.
Con la viandanza sono sulla strada della resistenza al nefasto che impazza e della speranza che sia possibile, a partire da noi, essere felici.
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